La barca è femmina
Finalmente è sbarcata e le disgrazie son finite (?).
Mio malgrado devo dar fiato alla millenaria superstizione dei marinai nei confronti delle donne a bordo.
Da sempre la barca è considerato uno spazio maschile anche se il contenitore è femminile, la barca appunto. Il resto dell’equipaggio, maschile, testimone di tutte le disavventure con cui ho iniziato la navigazione quest’anno, ha iniziato subito a suggerirmi la spiegazione di tutto: la presenza di …quella navigatrice che ci ha urlato dietro “fermate questa barca, devo fare la pipì”, mentre veleggiavamo a otto nodi, in un mare forza otto, con il vento a 30 nodi.
Rettifico quanto scritto nella news precedente. Il primo giorno è iniziato con il malfunzionamento del pilota automatico, perchè …lei aveva sistemato tutto lo scatolame di ferro accanto alla bussola dell’autopilota che, evidentemente è stato scombussolato. Per smascherare il fattaccio abbiamo dovuto fare intervenire un super tecnico della Raymarine.
Nei primi 15 giorni della navigazione di quest’anno ho sommate tante nuove esperienze quante non ne avevo accumulato nei miei precedenti quarant’anni.
Ho dovuto sostituire il Diodo, per la prima volta in vita mia. Uno strumento di cui ignoravo l’esistenza. E voi?
Ma l’esperienza più sconvolgente è stata quella dell’ancora. Dopo il primo ancoraggio successivo all’impatto subito dalla barca dei magiari, ne è risalito in superficie solo il moncone centrale, senza il vomere della CQR in dotazione. Abbiamo recuperato i pezzi mancanti e provveduto ad una riparazione di fortuna, in attesa della sua sostituzione avvenuta a Spalato.
Anacleto