Author Archive Maurizio Colautti

L’Adriatico in lungo ed in largo

Trieste-Corfù, 550 miglia in 11 giorni di navigazione diurna. Siamo sempre sfuggiti a  temporali incombenti. Mentre nelle nostre terre che avevamo lasciato pioveva, noi sul mare abbiamo avuto quasi sempre giornate solari.
Questo trasferimento, fino a cinque anni fa, mi era abituale.
Non è mai una passeggiata. Ma è il prezzo che bisogna pagare per raggiungere i “nostri” mari del sud, l’agognata Grecia.
L’itinerario è quello più collaudato e meno impegnativo: discesa lungo la costa orientale dell’Adriatico fino all’isola Croata più a sud ovest (Lastovo) quindi traversata verso l’Italia (Vieste), discesa lungo la Puglia fino ad Otranto ed infine riattraversata dell’Adriatico (Il Canale d’Otranto) fino a Corfù.
Personalmente preferisco  l’itinerario descritto, anche perché permette di “godersi”  la Puglia (e la sua cucina).
Ma è così che, questa volta, mi son trovato  in processione ad Otranto assieme ai paesani locali. Erano in pieno corso i festeggiamenti del  Santo patrono “locale”, niente popodimeno di Sant’Antonio da Padova. Ma come? Da padovano doc, mi son sentito quasi defraudato del “nostro” Santo per antonomasia, Il Santo, appunto. A Trani, a Polignano a Mare, a Brindisi ed ad Otranto abbiamo scoperto che…tutta la Puglia considera ed onora come “loro” Santo il “nostro” Santo.
L’enigma non l’ho risolto, nè studiandomi tutta la storia del Santo, nè importunando con il mio quesito impertinente Don Paolo, l’officiante della messa con processione di cui sopra.
Ma il mare ci attendeva per la tratta più impegnativa, i 90 miglia del Canale d Otrantofino a Corfù.
Qui l’estate era già scoppiata e la folla dei vacanzieri già completa.
In ogni caso, appena toccata la terra Greca, tutto l’equipaggio…all’Ecclesia per accendere le usuali candeline votive, a ringraziamento del buon esito dell’impresa.
Anacleto

Avvisi di Burrasca

Ponte ricco mi ci ficco. Quello del ponte del 25 aprile di quest’anno doveva essere una ghiotta occasione per la prima uscita di stagione.
Siam partiti gasatissimi da Sistiana ed è stata, quella prima giornata, velisticamente molto fortunata. D’un soffio eravamo già a Pirano, tanto che prima d’entrare in porto ci siamo potuti permettere diversi gradevoli bordi.
La mattina dopo abbiamo assistito increduli ad un fuggi fuggi generale di tutte le barche. S’era sparsa la notizia (ed il panico conseguente) dell’approssimarsi della “bora scura”. Il vicino di barca, reduce dall’oceano, nel mollare gli ormeggi , ripeteva “la bora è come la droga, chi la conosce, la fugge”.
Improvvisamente ci siamo trovati da soli nel porto, al primo rinforzo del refolo.
Non avevo nè sentito nè visto il meteo. D’abitudine io seguo il meteo dal Navtex che fino ad allora non avevo acceso perchè quello da Trieste non lo consideravo affidabile. Come non ho mai considerato affidabile il Meteomar Italiano, contrariamente a quello della Croazia ed ancor meglio quello della Grecia.
Comunque ci siamo goduti tutta la giornata un’insolita solitudine nel porto. Ormai non potevamo più “scappare”. Bisognava farlo, come l’avevano fatto tutti gli altri, di prima mattina, senza aspettare che la bora rinforzasse.
Nel programmare la giornata successiva ho dovuto alla fine cedere, verso sera, alle insistenze del mio equipaggio, più previdente e meno incosciente di me, che ha preteso d’accendere il VHF per ascoltare il meteomar e fu subito terrore allo stato puro. Il tifone Medusa prima ed il tifone Medea dopo sarebbero arrivati sull’Adriatico Settentrionale, dove era prevista, nelle dodici ore successive, Burrasca forza otto. Saremmo stati bloccati in porto per la seconda giornata. Contagiato dal terrore trasmesso via etere sono entrato in panico anch’io.
Un pescatore del posto, incuriosito dalla presenza di una sola barca (la nostra) nel suo porto, avvicinatosi in banchina “taca botton” con noi e ci comunica la sua teoria sulla bora.
“Tosi, aspettè doman matina. Ae sinque e mezo podè capir se partir o se star chi. Ze l’ora in cui la bora decide di pompar o de no pompar”.
Così avrei fatto. Fisso la sveglia alle cinque e mezza. Vado a piedi a vedere com’è il mare ed il vento al di là del faro di Piran (Punta Madona).
Torno in barca e sentenzio. Ragazzi, si parte, affrontiamo pure la burrasca forza otto…
Puntiamo la prua decisa verso Sistiana. Vele (ridotte) a segno ed un po’ di motore. Siamo subito, e ci rimaniamo, sugli otto nodi e mezzo di velocità, nonostante il mare formato ed il vento sui venti nodi.
La bora da scura diventa chiara. Arriva un sole pieno. Le nubi si dileguano , come pure i paventati venti di burrasca. Arriviamo in un baleno nel nostro porto di armamento di Sistiana dopo meno di due ore dalla partenza, pronti , verso le ore otto, alla prima colazione cui avevamo prima rinunciato.
Appena in tempo per assistere all’uscita dal porto delle barche che si sarebbero godute una tranquilla giornata festiva e di “Liberazione” da ogni “terroristica” previsione meteo.
Noi, più che compiacersi dello scampato pericolo, rimpiangevamo d’essere tornati a casa con troppa precipitazione.
Avevamo ascoltato la sera prima, non so se colpevolmente o…prudentemente, gli “avvisi di burrasca”.
Anacleto

Il grande ritorno

Manco da cinque anni. Non mi voleva più, offesa da una mia rinuncia, quella di non indossare più il suo “drapeau”. Ho rinunciatoa quella bandiera che fu del nostro primo maestro, Ulisse, il primo avventuriere dei mari, per travestirmi da Europeo, ed issare la bandiera di uno Stato quasi senza mare.
Questa è la curiosa storia della mia barca che, dismessa l’originale sua bandiera Greca, torna ora a casa, dopo anni di lontananza, con una bandiera, quella delBelgio che ha in Bruxelles la capitale Europea e che è stato paradossalmente nobilitato dall’ultimo atto terroristico.
Ero un armatore Greco, ora sono solo un cittadino Europeo, per antonomasia.
La Grecia, la culla della nostra civiltà, non solo di quella marinara potrà perdonarmi?
Comunque sto prepando a dovere il gran ritorno.
La Grecia, e tutte le sue isole, la conosco bene per oltre dieci anni di precedente frequentazione. Forse stenterò a riconoscerla perchè negli ultimi anni, quelli del mio abbandono, ne sono successe di cose.
Ho lasciato là dei veri amici che temo non se la stiano passando molto bene… Non so se avrò il coraggio di reincontrarli.
Comunque il piacere di navigare ancora in quei mari supererà ogni nostalgia.
“Isole Greche Isole felici”, scrivevo cinque anni fa, quando già si intravvedeva il loro dissesto economico.
E non c’era ancora l’attuale invasione dei migranti.
Il mio è un timido riavvicinamento, dopo il tradimento. Torno, per ora, solo nella Grecia Ionica. Quella Egea, più impegativa velisticamente, ma ancor più umanamente per i più noti recenti motivi, dovrà attendere.
Tunisia, Canale di Sicilia, Mare Egeo, Turchia, tutti questi mari, dove ho navigato in lungo e largo per anni, ora sono da considerare quasi of limits.
Ma la Grecia tutta resta comunque il paradiso terrestre di noi velisti stanziali. Rappresenta i nostri Mari del Sud.
E’ stato un miraggio irraggiungibile fin quando ero confinato sull’Adriatico dai ristretti tempi a disposizione di pubblico dipendente. Quando finalmente, da ricco (di tempo) pensionato, ho potuto raggiungere questi mitici Mari del Sud, mi sono subito sentito a casa.
È stata una sensazione che non mi ha più abbandonato. È la sua storia millenaria che è la nostra storia quello che ci accomuna . Lo sanno anche i Greci che han sempre dimostrato di avere una naturale empatia nei confronti di noi Italiani.
Sarò stato un po’ melodrammatico, in questa mia personale retrospettiva, ma voleva essere anche un mio modesto contributo a superare ogni vero dramma, passato e presente, di terra e di mare.
Anacleto

MADEIRA

Un fortunoso anche se fortuito assaggio perlustrativo di una terra a me sconosciuta è avvenuto nel periodo natalizio.
Stavo preparandomi a svernare alle Canarie, come l’inverno passato. Ma sembra che quest’anno ci sia il tutto esaurito da quelle parti.
Costretto a cambiare rotta, ho fatto la piacevole scoperta dell’arcipelago di Madeira. Per noi veneti più vicino che mai… c’è un volo, quasi diretto, da Venezia!
Il clima è ancor più temperato delle Canarie, pur essendo più a Nord, merito della Corrente del Golfo.
Terra frequentata in passato da Cristoforo Colombo (dove prese moglie e figliò), dalla Principessa Sissi, dall’ultimo Imperatore degli Asburgo, Carlo Primo e da Churchill.
Interessante da un punto di vista nautico. Io non ho mancato, ovviamente, di visitare tutti i porti e marine esistenti ed in costruzione, sia di Madeira che di Porto Santo, l’altra isola abitata, a circa trenta miglia. Anche qui, come alle Canarie (ed al resto del mondo), molte le barche a vela in vendita. Anche qui ho fatto qualche pensiero proibito in proposito, ma ero controllato a vista dalla consorte.
Fermo il mio proposito di ritornarci con amici, magari solo per noleggiarvi un veliero. L’isola di Madeira è molto fruibile sulla costa sud, per i numerosi porti con marine attrezzate, non per ancoraggi . La costa nord invece è battuta dal vento prevalente (gli alisei) e non presenta porti, per noi, qualche bel ancoraggio temporaneo è possibile quando il vento viene da sud.
Sul lato sudovest c’è una zona molto conosciuta dai surfisti per le più spettacolari onde oceaniche di tutta europa.
Porto Santo (volo diretto da Milano) è un’isola più selvaggia, ma per questo più fruibile sia da una clientela balneabile (la famosa spiaggia dorata) che da una più ricercata (talassoterapia), nonché da noi velisti. Il porto è ben riparato. Vi si trovano solo barche a vela, molte a secco, almeno in questa stagione.
La gente locale è cordiale e molto ospitale, ma parla il Portoghese, non lo Spagnolo… Ma anche il Francese (lo dico per me) e l’inglese, naturalmente (questo per voi).
Una notizia dell’ultima ora. Nel numero in edicola di una nota rivista velica compare un articolo dal titolo eloquente. “Vai in pensione, vivi in barca e diventi ricco in Portogallo”. I pensionati, vivendo in barca per sei mesi all’anno in Portogallo, guadagnano il 60% in più rispetto all’Italia.
Purtroppo si applica solo ai pensionati privati non a quelli pubblici come me…
Anacleto

LES GRANDES VOILES DE PARIS

“Le Salon nautique de Paris. È un appuntamento cui non posso mancare. Ai primi di dicembre a Parigi si respira già aria di Natale, ma soprattutto io ci vado ogni anno per …riscattare il Salone Nautico di Genova e per riconciliarmi con la nautica veramente popolare…niente strapotere dei mega…ferri da stiro che a Genova la fanno da padroni. A Genova tutto è tirato a lucido…a Parigi i visitatori entrano con le cerate….e sono tutti navigatori oceanici”.
È quanto scrivevo cinque anni fa. Sono appena tornato dal Nautic di Parigi di quest’anno. Da una Parigi blindata per la Conferenza sul Clima in corso e per via dell’ultimo recente attentato. Il …clima di Parigi è ora cambiato. Nessun addobbo di Natale. Ed i Parigini, visibilmente provati, li ho trovati più gentili del solito con i pochi …coraggiosi turisti.
Quello che non è cambiato, rispetto ad allora, è il suo Salone Nautico. Praticamente inesistenti i ferri da stiro. sono sempre in più gran lustro le…grandi vele delle piccole derive.
Ma anche Genova, devo dire, l’ho vista cambiata. Complice o… merito della crisi, pure qui erano preponderanti, quest’anno, le barche a vela, anche se non tutte appartenenti alla nautica popolare.
Il salone di Parigi mi è parso però pure…inquinato da elementi estranei: vi ho travato esposte addirittura delle automobili! Ed una sterminata serie di piscine da giardino!? Bisognerà ritirarsi a navigare nel giardino di casa?
Visibilmente diminuita l’affluenza dei visitatori in entrambi i saloni (più in quello, comprensibilmente, di Parigi), ho potuto godere del maggior tempo e disponibilità degli espositori. Quello che continuo a trovare a Parigi rispetto agli altri saloni è la molteplicità, novità e varietà degli ausili alla navigazione, dalla nuova gaffa per la presa del gavitello, al più piccolo localizzatore satellitare da polso.
Basta visionare la sconfinata ampiezza dei cataloghi degli espositori dei vari …accessori.
Crisi e non crisi, è duro ammetterlo, ma la cultura ed esperienza nautica (che è prevalentemente velica) dei Francesi è indubbiamente avanti anni luce rispetto alla nostra.
Anacleto

IL 2016? E’ GIA INIZIATO…..

Passata la Barcolana, noi velisti del Nordest andiamo in letargo. Poco prima il Salone di Genova, tra poco quello di Parigi. Ma dobbiamo rassegnarci. La stagione 2015 è finita, bisogna pensare alla prossima, quella del 2016.
Ho deciso, si torna in Grecia. solo in quella Ionica benisteso…. Per non essere costretto ad imbarcare naufraghi disperati.
Sono già in campagna acquisti. Cerco volenterosi che mi diano una mano nei trasferimenti. In quello di andata (Trieste-Corfù) a fine maggio ed in quello di ritorno (Corfù -Trieste) a settembre.
Sono anni che manchiamo (la mia barca ed i miei amici) in quel mare, la mia seconda patria nautica, per certi versi anche la prima.
Forse mi accoglierà come un traditore. Per averla ultimamente abbandonata, ma soprattutto per averne abbandonata la sua bandiera sulla poppa della mia barca.
A proposito, la Guardia di Finanza, a settembre, al mio rientro in patria, mi ha sottoposto all’ennesimo rituale ispettivo. Non hanno eccepito sulla mia nuova bandiera (quella Belga), ma le hanno tentate tutte per mettermi in difficoltà. E la tassa “Monti” che si ostinavano a chiamare Certificato di possesso, per cui…mezz’ora di inutile discussione. Ed il canone della Tv di bordo. Ed il Certificato di radiotelegrafista. Ed il quadro RW (bene registrato all’estero) nella denuncia dei redditi. Alla fine si son dovuti rassegnare di non trovare alcuna irregolarità (erano in cinque con una motovedetta…smisurata) , si son dovuti scusare per avermi bloccato per un’ora in alto mare ed hanno concluso al solito modo (è la quarta volta che mi capita) : “Si vergogni Prof..di questa piccola barchetta, lei potrebbe permettersi un venti metri” . Magra soddisfazione, da parte delle Fiamme Gialle, per non essere io un più… grasso armatore. Un paradossale riconoscimento di non essere un ladro, nel mentre in cui ti danno del … poveretto.
Tanto che ho dovuto anche ringraziarli …per il disturbo, stringere loro la mano ed augurar loro un buon lavoro…con la raccomandazione però di lasciar perdere per il futuro i …poveri velisti e di cercare altrove i ricconi evasori.
In più di 40 anni di navigazione in quasi tutti i mari non sono mai stato fermato al largo da Autorità Navali se non nei …quattro giorni in cui navigo in acque territoriali nazionali.
Un altro motivo per programmare anche per il prossimo anno una fuga prolungata in acque internazionali.
Chi mi accompagnerà ?
Anacleto

LA TEMPESTA PERFETTA

Navigazioni impegnative, ne ho avute in passato, mai così drammatiche da farmi evocare il famoso film “La tempesta perfetta”. Chissà perché mi è venuto a mente questo titolo ricordando un episodio di quest’anno, meno che tragico, tragicomico.
Anche quella mattina, su richiesta della solita ragazza cui, con quegli occhioni imploranti, non si può negare nulla, bisognava cercare una baia incontaminata per il bagno e la sosta di mezzodì.
Presto fatto, un angolo nascosto dell’isola di Sverinac.
Espletate le formalità di rito (bagno e pranzo), vedo avvicinarsi un temporale (il meteo prevedeva da tempo “possibili rovesci con tuoni”). S’alza il vento e la barca è quasi sugli scogli. Disancoriamo e usciamo in fretta da quel “cul de sac” , altro che baia inviolata…
Appena in tempo per essere investiti da una burrasca di pioggia e vento che ci oscura la visuale da ogni lato, tanto che decido di attivare il Radar di bordo, in pieno giorno ed in una zona superconosciuta (tra l’Isola Lunga e Sverinac).
Dove cercare un riparo? Mi dirigo verso Bosava. Ma sono parse subito troppe le cinque miglia da percorrere in quelle condizioni. Scelgo allora il più vicino paese di Sverinac. Arriviamo fradici in prossimità di quello che sembrava un approdo organizzato ed attrezzato. Scelgo il più facile ormeggio all’andana in un molo che poteva essere riservato ad un traghetto di linea, ma che era l’unico che mi dava la possibilità di un accosto con vento e mare di prua. Impartisco le dovute istruzioni all’equipaggio per una manovra che non mi sembrava di estrema difficoltà. E fu solo allora che dovetti rendermi conto della drammaticitàdel momento. Chi doveva scendere a prua per la prima cima sopravvento… si paralizza e non scende. Ci prova una ragazza. Scende, ma corre verso poppa. Finalmente esce dalla barca trafelata ed in mutande, praticamente nuda, una seconda ragazza e prende la direzione giusta, verso prua, prende al volo la cima di prua e la fissa al molo.
Appena al sicuro, la burrasca cessa d’incanto così com’era arrivata, improvvisamente ed a ciel sereno.
Tiriamo un attimo il respiro per lo scampato pericolo (più per il disastroso ormeggio che per il trascorso temporale). Ma non era ancora tutto finito. Una gigantesca onda di risacca fa sobbalzare e beccheggiare paurosamente la barca lungo il molo. Ordino subito di mollare le cime. Dobbiamo allontanarci dalla banchina prima possibile.
Per un ormeggio tranquillo per la notte scegliamo una specie di laguna, super protetta, rifugio conosciuto per i naviganti della zona, Pantera, che ha sullo sfondo il paese di Veli Rat.
Vi allego la foto presa al gavitello in questa località, alla fine di quella giornata memorabile.

La barca è femmina

Finalmente è sbarcata e le disgrazie son finite (?).
Mio malgrado devo dar fiato alla millenaria superstizione dei marinai nei confronti delle donne a bordo.
Da sempre la barca è considerato uno spazio maschile anche se il contenitore è femminile, la barca appunto. Il resto dell’equipaggio, maschile, testimone di tutte le disavventure con cui ho iniziato la navigazione quest’anno, ha iniziato subito a suggerirmi la spiegazione di tutto: la presenza di …quella navigatrice che ci ha urlato dietro “fermate questa barca, devo fare la pipì”, mentre veleggiavamo a otto nodi, in un mare forza otto, con il vento a 30 nodi.
Rettifico quanto scritto nella news precedente. Il primo giorno è iniziato con il malfunzionamento del pilota automatico, perchè …lei aveva sistemato tutto lo scatolame di ferro accanto alla bussola dell’autopilota che, evidentemente è stato scombussolato. Per smascherare il fattaccio abbiamo dovuto fare intervenire un super tecnico della Raymarine.
Nei primi 15 giorni della navigazione di quest’anno ho sommate tante nuove esperienze quante non ne avevo accumulato nei miei precedenti quarant’anni.
Ho dovuto sostituire il Diodo, per la prima volta in vita mia. Uno strumento di cui ignoravo l’esistenza. E voi?
Ma l’esperienza più sconvolgente è stata quella dell’ancora. Dopo il primo ancoraggio successivo all’impatto subito dalla barca dei magiari, ne è risalito in superficie solo il moncone centrale, senza il vomere della CQR in dotazione. Abbiamo recuperato i pezzi mancanti e provveduto ad una riparazione di fortuna, in attesa della sua sostituzione avvenuta a Spalato.
Anacleto

SIAMO PARTITI, POESIA E PROSA DI UNA PARTENZA

Navigare è esercitare un’arte, una vocazione, un talento.
Navigare è esercitare la saggezza e l’umiltà.
Navigare significa abbandonarsi alla musica del vento e delle vele, dell’acqua contro la chiglia e permette di respirare l’infinito!
Navigare è fendere l’onda e sentirsi divini.
Navigare è scrutare il cielo e pensarsi in balia del destino.
Navigare è l’ansia di partire e poi il desiderio di tornare!
Questa è la poesia. (Gentile concessione di Desirèe)
La prosa: il primo giorno vieni investito da una barca di magiari mentre eri tranquillamente ormeggiato.
Il Genoa appena avvolto si riapre e si squarcia al vento di 30 nodi per rottura dell’avvolgifiocco.
Manca poco che ci cada in testa il riflettore radar appeso ad una sartia.
Perdiamo l’ancora che si apre in due. Ne recuperiamo solo il moncone.
Una cima si incattiva sull’elica….ma questa è normale amministrazione.
E siamo appena partiti. L’estate è appena iniziata come la nostra navigazione.
Anacleto

In Primavera si riparte

Per il diportista l’inverno èun periodo di disarmo e letargo.
Per il velista regatante magari no.
Ma per noi, velisti non agonisti, la primavera segna il nostro risveglio ed il riarmo delle nostre barche. In realtà nel passato inverno ho interrotto il lungo letargo con una ricca, anche se breve, parentesi …oceanica.
Ma la nostra vera stagione èquella estiva, per cui in primavera si riparte. Pasqua, 25 Aprile, Primo Maggio. Sono gli usuali primi tre appuntamenti per collaudare le attrezzature della barca e la nostra volontàdi ripartire.
Naturalmente dopo le rituali manutenzioni di primavera. Per me incredibilmente semplificate da due anni, da quando batto la bandiera della Capitale Europea e da quando ho dotato la carena della mia barca di una antivegetativa a durata pluriennale.
All’insegna della massima semplificazione: dev’essere l’etàe/o l’esperienza.
Fare carena per me non è piùun problema di stato…devo solo tenere in sospensione l’imbarcazione per alcune ore per un robusto idrolavaggio e la sostituzione degli anodi sacrificali. Per il resto devo tenere sotto controllo le scadenze delle dotazioni di sicurezza (quelle poche previste dalla normativa Belga) e nessun’altra incombente burocrazia, Non piùvisite dell’Ingegnere del Rina!
Trovo come sempre qualche piccolo problema elettrico od elettronico all’impiantistica ed alle strumentazioni e via, si riparte. Disgraziatamente mi son dotato di troppi gingilli che soffrono il salmastro e che richiedono la dovuta attenzione , ma tant’è, quando funzionano danno tante soddisfazioni. Cito solo gli ultimi: pannelli solari, generatore eolico, dissalatore, potabilizzatore.
All’insegna dell’autosufficienza energetica ed idrica.
Per la navigazione limitata che prevedo per la prossima stagione potrebbero sembrare esuberanti, ma non lo erano per quelle degli anni passati e non lo saranno per gli anni venturi.
Anacleto