Avvisi di Burrasca
Ponte ricco mi ci ficco. Quello del ponte del 25 aprile di quest’anno doveva essere una ghiotta occasione per la prima uscita di stagione.
Siam partiti gasatissimi da Sistiana ed è stata, quella prima giornata, velisticamente molto fortunata. D’un soffio eravamo già a Pirano, tanto che prima d’entrare in porto ci siamo potuti permettere diversi gradevoli bordi.
La mattina dopo abbiamo assistito increduli ad un fuggi fuggi generale di tutte le barche. S’era sparsa la notizia (ed il panico conseguente) dell’approssimarsi della “bora scura”. Il vicino di barca, reduce dall’oceano, nel mollare gli ormeggi , ripeteva “la bora è come la droga, chi la conosce, la fugge”.
Improvvisamente ci siamo trovati da soli nel porto, al primo rinforzo del refolo.
Non avevo nè sentito nè visto il meteo. D’abitudine io seguo il meteo dal Navtex che fino ad allora non avevo acceso perchè quello da Trieste non lo consideravo affidabile. Come non ho mai considerato affidabile il Meteomar Italiano, contrariamente a quello della Croazia ed ancor meglio quello della Grecia.
Comunque ci siamo goduti tutta la giornata un’insolita solitudine nel porto. Ormai non potevamo più “scappare”. Bisognava farlo, come l’avevano fatto tutti gli altri, di prima mattina, senza aspettare che la bora rinforzasse.
Nel programmare la giornata successiva ho dovuto alla fine cedere, verso sera, alle insistenze del mio equipaggio, più previdente e meno incosciente di me, che ha preteso d’accendere il VHF per ascoltare il meteomar e fu subito terrore allo stato puro. Il tifone Medusa prima ed il tifone Medea dopo sarebbero arrivati sull’Adriatico Settentrionale, dove era prevista, nelle dodici ore successive, Burrasca forza otto. Saremmo stati bloccati in porto per la seconda giornata. Contagiato dal terrore trasmesso via etere sono entrato in panico anch’io.
Un pescatore del posto, incuriosito dalla presenza di una sola barca (la nostra) nel suo porto, avvicinatosi in banchina “taca botton” con noi e ci comunica la sua teoria sulla bora.
“Tosi, aspettè doman matina. Ae sinque e mezo podè capir se partir o se star chi. Ze l’ora in cui la bora decide di pompar o de no pompar”.
Così avrei fatto. Fisso la sveglia alle cinque e mezza. Vado a piedi a vedere com’è il mare ed il vento al di là del faro di Piran (Punta Madona).
Torno in barca e sentenzio. Ragazzi, si parte, affrontiamo pure la burrasca forza otto…
Puntiamo la prua decisa verso Sistiana. Vele (ridotte) a segno ed un po’ di motore. Siamo subito, e ci rimaniamo, sugli otto nodi e mezzo di velocità, nonostante il mare formato ed il vento sui venti nodi.
La bora da scura diventa chiara. Arriva un sole pieno. Le nubi si dileguano , come pure i paventati venti di burrasca. Arriviamo in un baleno nel nostro porto di armamento di Sistiana dopo meno di due ore dalla partenza, pronti , verso le ore otto, alla prima colazione cui avevamo prima rinunciato.
Appena in tempo per assistere all’uscita dal porto delle barche che si sarebbero godute una tranquilla giornata festiva e di “Liberazione” da ogni “terroristica” previsione meteo.
Noi, più che compiacersi dello scampato pericolo, rimpiangevamo d’essere tornati a casa con troppa precipitazione.
Avevamo ascoltato la sera prima, non so se colpevolmente o…prudentemente, gli “avvisi di burrasca”.
Anacleto