I piedi per terra
“Torna con i piedi per terra” . È il ritornello che sente ripetersi chi “ha testa per aria”.
E chi i piedi, e non solo, vuole tenerli in acqua?
Dopo la batosta subìta l’anno scorso in Grecia (la perdita del timone), quest’anno ho avuto una pausa di riflessione.
Questo per dire che nella stagione che volge al termine mi son limitato a navigare in Croazia.
Problemi familiari e problemi… editoriali (incontri di promozione del libro) mi hanno tarpato le ali, ma anche spinto a meditare sulle nostre epiche imprese.
Mi trovo ad essere provocatoriamente dissacrante nel presentarmi in pubblico ai miei “venticinque lettori”.
Sarei sopravvissuto a ben tre naufragi e sarei, come velista, un fallito ed un vigliacco (per aver rinunciato a completare il giro del mondo a vela).
Non rinnego certo la mia passione velica, ma talora sono insofferente a come si presenta la popolazione di navigatori nei “socials”, in certe riviste specializzate e nella grande stampa.
A migliorare l’immagine pubblica dei velisti abbiamo poi avuto recentemente quel parlamentare che giustificava il suo assenteismo in aula con la nota infelice espressione “io la politica la faccio in barca”.
Combatto una certa epopea e prosopopea presente nel nostro mondo.
Rivendico per noi velisti la poesia delle navigazioni d’altura con il loro fascino degli orizzonti infiniti, Rivendico per noi l’estasi nelle nostre andature di bolina stretta.
Rifuggo da un certo compiacimento “culturale” dell’andar per mare, di chi magari in mare non ci va.
Console del mare, Educatore, Cultore e Narratore del mare, questi sono alcuni “titoli” di cui qualcuno, da terra si fregia.
Una nostalgia infinita provo quando vedo uscire in flotta i nostri bambini con gli optimist.
Che siano solo loro a “Sentire” il vento ed il mare, in purezza di cuore e di spirito?